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mercoledì 4 settembre 2013

Letture Estive

Come ho potuto lasciarmi sfuggire questi due tesori fino ad adesso posso saperlo solo io.



"A mia madre, a mia nonna e alle altre straordinarie donne di questa storia"

Avevo già letto alcuni libri della Allende, questo era rimasto nascosto in mezzo alla catasta di libri che tengo troppo disordinatamente nella libreria in attesa di essere letti.
Poi, prima di partire per le vacanze rispunta fuori; di fronte allo scaffale cercavo e rovistavo, fino a che lo trovo, tutto rotto, la rilegatura è andata a farsi benedire, ha bisogno di un bel giro di nastro adesivo, lo sfoglio un po', sento l'odore delle pagine vecchie e ingiallite, leggo l'irrisorio trafiletto di trama sul retro della copertina, e capisco che è il libro giusto per me in quel momento... non so perché, ma ho avuto ragione.
 
Bellissimo, accattivante fin dal primo rigo, sembra di essere lì, i personaggi emergono quasi dalla  nuvola del ricordo, dalle nebbie di dolori e sacrifici patiti e affrontati. Anche le loro caratteristiche fisiche sono impalpabili, di colori tenui e sbiaditi, come spiriti.
I loro caratteri invece irrompono nella storia, e una delle più interessanti abilità della Allende secondo me è far vedere al lettore come le scelte dei personaggi, influenzate dal loro vissuto, dai loro errori, e proprio dalle loro caratteristiche più personali formino da se' il filo della storia, il destino, che attraversa ben tre generazioni, in una catena indistruttibile di cause ed effetti.
 
 
"Mia nonna aveva scritto per cinquant'anni sui quaderni in cui annotava la vita. Trafugati da qualche spirito complice, si sono miracolosamente salvati dal rogo infame, in cui sono perite tante altre carte della famiglia. Li ho qui, ai miei piedi, stretti da nastri colorati, separati per fatti e non per ordine cronologico, così come lei li ha lasciati prima di andarsene. Clara li ha scritti perché mi servissero ora per riscattare le cose del passato e sopravvivere al mio stesso terrore. Il primo è un quaderno di scuola di venti pagine, scritto con una delicata calligrafia infantile. Comincia così: "Barrabás arrivò in famiglia per via mare...".
 
 
 
"Doveva insegnarle a pensare all'amore come a uno stato di grazia che non era un mezzo per nulla, bensì un origine e un fine in sé. "

Un giorno, lavorando con la Tati alle scenografie della Festa di Primavera dell'Associazione Musicale (qui il rimando alle scenografie e alla serata) comincio a parlare come un fiume in piena perché dentro avevo un macigno che non potevo più tenermi. Ovviamente questo macigno era amore, la paura di quell'amore.
Allora lei mi parlò di questo libro, che è una vera e propria educazione sentimentale, sorseggiando una tazza di te'.
Così quest'estate l'ho comprato, me n'ero quasi dimenticata, ma me lo sono trovato di fronte in libreria.
Semplicemente fantastico.
La storia di un sentimento eterno, che ha dovuto patire mille ripensamenti e mille cambiamenti.
Ma non parlo più altrimenti anticipo troppo!

"È incredibile come si possa essere tanto felici per così tanti anni, in mezzo a tante baruffe, a tante seccature, cazzo, senza sapere in realtà se è amore o se non lo è."


Per chi avesse peccato come me, buona lettura!

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